"La consapevolezza di esistere"

   Rimini 2021, acrilico su tela (70x100) - "La consapevolezza di esistere" - (Giuliana Barretta - g.)








Dipinto donato all'ospedale Infermi di Rimini

La parola spiritualità molto spesso spaventa tante persone perchè viene associata alla religione, alla new age, all’esoterismo e a tante cose che sono a volte poco chiare.

Se invece pensassimo a questa parola come ad una dimensione senza limiti dell'esperienza umana, allora potremmo cogliere in essa anche la cosa più importante, ovvero il significato della nostra vita


In questo senso la spiritualità va ritrovata nel silenzio. Ascoltare attraverso il silenzio, senza più immagini, senza aspettative… solo ascoltare, senza paura. Ed è in quel silenzio che capiamo che la nostra presenza diventa il significato delle cose. E’ in quel momento che si capisce che non è tanto ciò che accade nella nostra vita ma quale significato diamo noi alle cose e che ognuno di noi è il senso di quello che vive


Ed è in effetti proprio quel senso che andiamo a cercare nelle cose, nelle persone, nelle sfide, nei viaggi, nel lavoro, negli obiettivi che invece è qui, in questo presente, in questo silenzio, in questa semplicità, a portata di mano, proprio qui, dentro di noi, non all'esterno di noi

Ed è in quella semplicità che ritroviamo un aspetto spirituale totalmente pratico dell’esistenza. Che poi ognuno di noi dovrebbe tradurre in azioni, pensieri, in percezioni, in relazioni.


Nel dipinto, che ho voluto dedicare a tutto il personale sanitario che si è operato al massimo in questo periodo difficile seguendo la propria vocazione, ho rappresentato un volto a forma di cuore, o meglio un cuore con un volto all'interno

Quello è un volto professionale, talvolta molto serio, altre volte solo concentrato, attento, poi ancora  sollevato, preoccupato, spesso anche gioioso... dipende da quale prospettiva lo si osserva. Comunque sempre rassicurante e soprattutto Umano.

Un volto inserito in un cuore dicevo, un cuore percorso nel centro la una linea nera. Una linea che rappresenta una frattura.


L’essere umano comune quando inizia a relazionarsi in maniera matura e seria con il proposito della sua vita, il significato, sulla sua spiritualità, arriva sempre ad uno snodo e deve prendere in considerazione il modo che ha di vivere e di percepire le cose. 


Alcune teorie sostengono che noi viviamo fratturati e a me piace pensarla così. Cioè che alla base del nostro sistema cognitivo c’è una frattura percettiva, ci sentiamo separati. Separati dalla vita; noi e la natura,  noi e l’amore, noi e la malattia, noi e la morte, noi e l’altro, noi e Dio… e così via.

Una frattura che probabilmente si è formata tanto tempo fa. Prima eravamo uniti con la madre per esempio, poi c’è stato un evento forte in cui abbiamo detto, ok questo è un’altro, è esterno a me. In quel momento si è creato il mondo così come lo conosciamo e da allora la nostra vita è un meccanismo di compensazione ad una separazione che cerchiamo ogni volta in ogni esperienza di guarire. 


Quindi il proposito della nostra vita è cercare di guarire questo senso di separazione ritornando ad una condizione di unità con la vita, ovvero quello di smettere di trasformare la nostra vita in una dinamica di compensazione e di aspetti di noi stessi che viviamo in maniera inconsapevole.


E poi però c’è un significato individuale. 


Il darmha di un fiore è quello di aprirsi alla luce del sole e di emanare il suo profumo, quella è la sua natura intrinseca. E ognuno di noi ha il suo darmha. Il problema dell’essere umano è che molto spesso non lo conosce e ha paura della natura reale, lo spaventa, perchè è incontrollabile e si ammala per questo. Si ammala perchè non la ascolta e non segue la sua inclinazione reale.


Per scoprire il proprio scopo individuale di questa esistenza, gli elementi necessari sono quindi elementi che vanno opposti alla fretta, alle mode, sono elementi eterni. Innanzi tutto il silenzio della mente perchè senza silenzio non c’è ascolto.

Allora bisogna sviluppare, potenziare, riconoscere quegli strumenti che sono già dentro di noi. Questa è una società che educa alla regola, non educa all’ascolto. Perchè l’individuo che si ascolta si riconosce, riconosce le sue esigenze reali, che non sono le esigenze familiari, di mercato o della società e ha il coraggio e l’energia per seguirsi. E’ questo che da proposito alla nostra vita.

Le persone che seguono il proprio darmha sono persone che si svegliano felici, quelle che hanno una luce particolare negli occhi, hanno un senso di soddisfazione, di pienezza e allo stesso tempo sono disponibili, sono aperte, sono presenti e sveglie in un miracolo indefinibile e unico che è quello di esistere


Molte persone lo danno per scontato, loro no. 


Dedico allora il dipinto e lo dono con immenso piacere e gratitudine a tutti quegli Uomini e quelle Donne che hanno capito prima di tutto il senso di loro stessi, perchè poi tutto è consequenziale, la propria vocazione, i propri talenti. Questa dovrebbe essere la bussola che nella nostra vita ci orienta e ci permette di fare le cose non per realizzarci ma per esprimere la nostra realizzazione, il senso e il proposito più profondo della nostra vita. 



 






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