Viaggiare per perdersi... E POI RITROVARSI!

 Viaggiare per perdersi...  E POI RITROVARSI! 


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Come è cambiato il nostro modo di viaggiare nell’epoca di internet? Sulla base dei consigli e delle recensioni di chi c’è stato prima di noi, è più facile definire il nostro itinerario, scegliere dove alloggiare, mangiare e cosa visitare. L’importante è non programmare troppo: sono gli imprevisti che rendono unica una vacanza. 

Era sera, il buio stava calando e noi stavamo ancora camminando lungo quel sentiero sconosciuto. Sentivo in lontananza dei cani che abbaiavano inferociti e qualche goccia di pioggia bagnarmi il viso. Il silenzio tra noi era più rumoroso dei tuoni che sentivamo in lontananza, mentre io, mia mamma e mio fratello, con gli zaini in spalla, acceleravamo il passo pur avendo 32 km di cammino alle spalle. Cercavamo, senza certezza di trovarlo, un ostello o qualunque altro alloggio dove riposare e rifocillarci. In quel momento (se solo avessi potuto immaginare il futuro) avrei maledetto sir Timothy Berners-Lee e Robert Cailliau, ideatori del World Wide Web, per non averlo inventato prima. Arrivammo finalmente su una strada trafficata e, dopo diversi tentativi, riuscii a fermare un automobilista, che, superata la titubanza iniziale all’idea di far salire a bordo dei “pellegrini”, ci portò in un hotel a qualche chilometro di distanza. Mi sembrò il più bell’albergo del mondo. Il ragazzo della reception ci accolse a braccia aperte e con il sorriso (quello vero, non falso) e pensai che se un giorno fossi ripassata da quelle parti (cosa improbabile) avrei alloggiato ancora lì e che comunque avrei consigliato quel luogo a chi avesse deciso, come me, di intraprendere il Cammino di Santiago. 

Oggi avrei scritto in tempo reale una recensione da 5 pallini su Tripadvisor o da 5 stelle su Holiday Check, oppure avrei inviato un feedback positivo a Booking.com, se avessi prenotato attraverso il loro portale. Avrei naturalmente subito postato le mie fotografie su Facebook o Twitter.
Insomma, avrei reso accessibile la mia esperienza a tutti gli utenti che si fossero trovati in quella zona. Ma perché lo avrei fatto? Per aiutarli nella loro futura scelta in modo che non incappassero in imprevisti? Oppure perché sarebbe diventato ormai un fenomeno di massa o, ancor peggio, una mania?
Oggi internet è talmente entrato a far parte della vita di tutti i giorni che molti di noi, soprattutto i più giovani, non riescono ad immaginarsi un mondo in cui non ci siano pc, tablet o smartphone. Ma, come ho descritto poco fa, non occorre andare troppo indietro nel tempo per trovare una società in cui gli scolari facevano i compiti senza consultare Wikipedia, i computer nelle case della gente erano una rarità e il turista si muoveva all’avventura. 

Il viaggio è per sua stessa natura immutevole. Ieri e oggi. Gran parte si svolge nella nostra mente. Prima della partenza, immaginando i posti dove andremo, le cose che faremo. Al ritorno, riportando alla memoria le sensazioni che abbiamo provato, i momenti di felicità, i brividi comparsi all’improvviso di fronte a una bellezza inaspettata. 

Quel che è cambiato è la fase di preparazione. Prima le informazioni su una destinazione si attingevano dai libri e dalla televisione. In molte case c’erano le enciclopedie e gli atlanti.  Oltre alle guide turistiche, che stimolavano la curiosità e spingevano a scegliere una meta piuttosto che un’altra. 

Ricordo quando con la scuola abbiamo partecipato alla Bit, una delle più grandi ere del turismo che si svolge a Milano. Tornai con un malloppo di depliant illustrati e la fantasia cominciò a galoppare... Una realtà filtrata dalle pagine di una rivista? Può darsi, ma di sicuro la sorpresa di scoprire un posto con i propri occhi dopo averlo solo immaginato era molto maggiore. 

Oggi prima di arrivare a destinazione si conosce ogni cosa. Grazie a internet sappiamo già tutto dell’hotel dove alloggeremo: se il cameriere è simpatico e quale camera richiedere perché ha la vista migliore ed è la meno rumorosa, quale estetista scegliere per la manicure e quale per un massaggio rilassante. 

Possiamo informarci su quali sono i ristoranti più vicini al nostro hotel e stampare il percorso da seguire per raggiungerli, sapere in tempo reale quali sono le condizioni atmosferiche e perfino percorrere virtualmente la strada che ci porterà alla meta con Google Maps. Grazie a un’infinità di offerte disponibili in Rete, possiamo davvero costruire in autonomia la nostra vacanza.
Credo però che il principale fattore di cambiamento sia la possibilità di leggere i commenti dei clienti che hanno già utilizzato le strutture: ricerche recenti indicano che le recensioni on-line sono in grado di spostare le decisioni di oltre un terzo degli acquirenti (il 34% dichiara di non acquistare un prodotto del quale legge commenti negativi online, mentre
il 52% è più propenso a comprare prodotti con opinioni positive). Si tratta di contenuti che condizionano le scelte, orientano i consumi, premiano o bocciano quelle imprese e offerte turistiche che non mantengono le promesse, la cui qualità rapportata al prezzo non soddisfa appieno le aspettative dei turisti. Recensioni che si diffondono rapidamente nel web, nelle community e in tutti i luoghi di aggregazione virtuali, che poi tanto virtuali non sono perché hanno un impatto, anche economico, reale sulle imprese e sulle stesse destinazioni turistiche. Possiamo quindi dire che con internet si cerca di ridurre al minimo le sorprese, pensando che l’inaspettato sia esclusivamente negativo. In Rete leggiamo i feedback di coloro che hanno alloggiato in un albergo e lo scartiamo se un commento non ci è piaciuto. Ci affidiamo ai blogger per scegliere gli itinerari, per decidere cosa mettere in valigia, persino per sapere da quale angolazione scattare una foto! 

Nel complesso tutto ciò rappresenta un passo avanti rispetto all’epoca antecedente l’avvento del web. Ma c’è un elemento che bisogna cercare di mantenere vivo: l’imprevedibilità. Ingrediente imprescindibile che identifica un viaggio e lo cambia, trasformandolo nel tuo viaggio. Quando ripenso al Cammino di Santiago e a molti altri viaggi effettuati nell’era pre-internet, penso a come li organizzavo e vivevo diversamente: quando li racconto mi riaffiora (con il senno di poi) la consapevolezza e l’emozione di quei fantastici imprevisti. Quell’elemento non programmabile che ti fa scombinare i piani, uscire dai binari predefiniti e sbagliare sentiero. Quell’elemento che ti fa perdere... per poi farti ritrovare! 


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